In moto sulle strade della Lunigiana, su quelle della Garfagnana, alle 5 Terre, etc. attraverso numerosi passi e strade divertenti.

Chi ama andare in moto ama la libertà.
La moto è una passione che già si manifesta in tenera età.
Un aspetto che invero risultava più evidente alcuni decenni orsono.
In un tempo in cui i giocattoli erano ottenuti solo dopo averli desiderati, attesi per periodi vissuti sempre come troppo lunghi.

Allora era infatti frequente incontrare bambini in età prescolare che muovevano i loro primi passi veloci accompagnandoli con un sonoro brummm, brummm che non lasciava spazio ad equivoci in merito al mezzo di trasporto che stavano cavalcando nella loro fantasia.
Peraltro la giovanile passione per la moto è anche formativa.
Sovente aiuta a costruire il carattere, a superare ostacoli e difficoltà. A padroneggiare sofisticate tecniche di negoziazione.
Ad affinare la capacità di argomentare, di rispondere alle obiezioni.
Quelle di solito sollevate da genitori poco inclini ad assecondare quella che, e non del tutto a torto, è ritenuta una passione un po’ pericolosa.
La prima moto
Più o meno l’iter per entrare in possesso del primo ciclomotore segue percorsi che poco differiscono fra loro.
Di solito si comincia intorno ai 12 anni ad intavolare le prime trattative utili, in quella fase, a misurare la volontà di resistere della controparte.
Una volta acquisite informazioni in merito alla graniticità delle resistenze da rimuovere ha inizio un lungo periodo di di logoramento.
Ogni occasione è buona per rinverdire l’argomento: un bel voto, la voglia di andare a trovare la nonna quando c’è sciopero del trasporto pubblico, la rivendicazione di un risarcimento per qualche piccola prestazione fornita in ambito familiare, etc.
Il tutto, quasi sempre, si conclude positivamente, quando, raggiunti i 14 anni, l’euforia di un buon risultato scolastico, aiuta ad abbattere le residue titubanze e…arriva la prima moto accompagnata da mille raccomandazioni che verranno regolarmente disattese.
In moto sognando Valentino Rossi
Con il possesso della prima moto inizia anche un percorso teso a mettere in pratica quel patrimonio di saperi o pseudotali acquisiti attraverso conversazioni con i coetanei ma ancor più con gli amici più grandi.
Quelli che raccontano di velocità stratosferiche raggiunte grazie a qualche elaborazione meccanica, realizzata clandestinamente e assolutamente irregolare dal punto di vista del codice della strada.
Allora, complici gli insegnamenti di qualche smanettone che gestisce il proprio blog sull’argomento, si organizzano improvvisate officine nei garages, si diventa assidui frequentatori del meccanico, Gigi, quello che …una volta correva.
E giù quindi con gli allargamenti della luce nel getto del carburatore, la sostituzione della puleggia o quella della marmitta.
Dopo un po’ di soldi spesi in modifiche, qualche multa rimediata e qualche malumore familiare, quasi inevitabilmente, complice l’avanzare dell’età, si arriva ad una conclusione razionale.
Questa: non è che Ducati, BMW, Honda, Suzuki, Yamaha, etc. dedicano risorse cospicue alla progettazione reclutando i migliori cervelli che escono dalle facoltà di ingegneria meccanica ed elettronica perché…non sono riusciti a contattare Gigi.
Il vero motociclista va in moto con la testa sulle spalle
E’ a questo punto che nasce il vero motociclista.

Quello che abbandona fantasie e velleità infondate ed impara ad apprezzare la moto per quella sensazione di libertà che è in grado di trasmettere.
A questi ci siamo riferiti quando abbiamo pensato di creare una struttura ricettiva bikers friendly a Pontremoli, in Lunigiana.
Un luogo in grado di offrire ai motociclisti quanto utile e necessario a massimizzare il piacere della loro vacanza.
Peraltro, per fare ciò abbiamo adottato un criterio molto semplice: ci siamo avvalsi della nostra esperienza. E’ stato sufficiente interrogarci sul tipo di accoglienza che ci sarebbe piaciuto trovare quando in moto ci siamo regalati qualche giorno di vacanza.
Una volta definito questo luogo ideale, ci siamo impegnati a realizzarlo.
Dobbiamo comunque ammettere che, se oggi i motociclisti apprezzano l’Eremo Gioioso, il nostro merito è solo parziale.
Buona parte di questo apprezzamento è infatti attribuibile al luogo in cui esso si trova.
Una posizione in grado di soddisfare qualsiasi tipo di motociclista, anche i più esigenti, considerata la varietà di percorsi e di mete facilmente raggiungibili, eleggendolo a propria base di partenza.

Al centro di molti percorsi

L’Eremo Gioioso, infatti si trova al centro di numerosi passi montani: Passo della Cisa, Passo del Cirone, Passo del Brattello, Passo del Rastello, Passo del Lagastrello, Passo del Cerreto, Passo dei Carpinelli, Passo delle 100 Croci ed altri ancora.
Nel contempo è poi all’interno di una vasta area, la Lunigiana, costellata da incantevoli borghi in pietra raggiungibili attraverso percorsi tracciati con curve dolci, come sono sempre quelle che caratterizzano i tracciati collinari.
Allo stesso modo, però, in breve tempo partendo dall’ Eremo Gioioso possono essere raggiunte:
- molte mete interessanti dal punto di vista paesaggistico: le 5 terre (55 minuti), Lerici (35 minuti), Portovenere (55 minuti), le cave di Carrara (35 minuti), le Grotte del Vento (2 ore e 20 minuti)
- oppure luoghi con una vivace vita mondana quali la Versilia: Forte dei Marmi (46 minuti) Viareggio (55 minuti)
- città d’arte: Pisa (1 ora) Lucca (1 ora) Firenze (2 ore) Genova (1 ora e 20 minuti) Parma capitale della cultura 2020 (1 ora e 20 minuti).
Considerando poi, ad esempio, che un soggiorno all’Eremo Gioioso costa circa la metà di quello che sarebbe necessario pagare per analogo servizio alle 5 terre o a Viareggio, il quadro dei benefici è completo.
E c’è un motivo in più a renderci felici di aver creato questa struttura a misura di motociclista: la gioia che solitamente li accompagna e contagia l’intero borgo.
Sì, perché i motociclisti sono persone normali, con problemi normali e umori normali…quando camminano o guidano un’auto.
Ma quando percorrono chilometri cavalcando le loro moto si riempiono di gioia che trasmettono, talvolta in maniera rumorosa, talaltra discreta ma sempre piacevole.
Ne sa qualcosa Giacomo, il più piccolo del borgo che, ogni volta che sente il rombo dei motori esce ammirato e, dopo cinque minuti in cui chiede e riceve attenzioni, si rivolge a ciascuno chiamandolo con il proprio nome di battesimo, quasi fossero amici da sempre perché la passione per la moto abbatte tutte le barriere anche quelle generazionali.